green palm tree near brown rock formation during daytime

La Cavalcata Sarda e le sue origini

Difficile dar conto esattamente della dimensione della Cavalcata Sarda di Sassari, che si svolge ogni anno nell’ultima domenica di maggio. In Sardegna le manifestazioni folkloristiche sono fortunatamente numerose. Il popolo sardo non ci sta a disperdere il proprio retaggio culturale nella modernità, che pure si affaccia tra le spiagge della costa, pertanto non perde occasione di presentarsi al mondo nella sua vera essenza, un po’ distante dal cliché imposto dal turista continentale, spesso danaroso e oltremodo esigente. A differenza però della altre grandi manifestazioni folk, come la Festa del Redentore di Nuoro e la ben più famosa Sagra di Sant’Efisio a Cagliari, la Cavalcata Sarda è una festa “civile”.

Non che il sacro guasti, ma sicuramente il tema principale della festa è la “bellezza della tradizione”, che non si sposa debitamente con il “mistero del sacro”, tipico di molti appuntamenti dell’Italia meridionale o dell’isola. Pertanto non troverete processioni, silenzi, canti religiosi, preghiere di ringraziamento e osanna. Alla Cavalcata, come minimo, si balla!

Al di là di quello che si può trovare in rete su questo tema, con una delle tante agenzie SEO che lavorano ottimamente per promuovere queste tradizioni, viverle dal vivo è tutta un’altra cosa. La Cavalcata ha una lunga e travagliata storia alle spalle, affondando le radici addirittura nel 1711 quando il Re di Spagna Filippo V, nipote di Luigi XV Re di Francia, giunse in visita nell’isola. I maggiorenti della città di Sassari non persero l’occasione di mostrare al regnante tutta la bellezza e il fascino della cultura sarda, sebbene messa in profonda difficoltà dalla dominazione.

La Cavalcata e il saluto alle personalità politiche

L’idea di rinnovare il saluto alle personalità politiche fu ripetuto col rivoluzionario sardo Giovanni Maria Angioy e infine prese piede a partire dalla visita di Vittorio Emanuele III, nel 1929. Per ovvi motivi l’invito a partecipare e salutare il Re con una gioiosa cavalcata raggiunse solo alcuni paesi delle attuali province di Sassari e Nuoro. Ma nel secondo dopoguerra l’iniziativa prese definitivamente piede con un appuntamento annuale, che divenne il principale motore turistico della città. Ad oggi le edizioni sono dunque sessanta e tutte all’insegna del rinnovamento.

La festa propriamente detta è una grande parata in costume e a cavallo, che vede coinvolti tutti i gruppi folk più importanti della Sardegna. La tradizione della musica e del canto folk è estremamente radicata nell’isola, che può vantare diverse sfumature della settima arte con declinazioni nella poesia e nel mito: c’è il rinomato “canto a tenore”, tutelato dall’Unesco, l’improvvisazione poetica, sempre messa in musica, la poesia vera e propria, il canto a chitarra e il cosiddetto “ballu tundu”, cioè il ballo di gruppo ballato in cerchio da uomini e donne abbracciati. La sfilata si snoda lungo le vie cittadine, tra i palazzi e gli hotel di Sassari, le piazze e le vie vecchie del centro storico, contornate di bancarelle, fiori e dolci della produzione locale sarda